sabato 8 dicembre 2012

L'uomo che guarda i treni passare

L'uomo che guarda i treni passare
non ha altro da fare tutto il giorno
che sedersi nella sala d'aspetto
della minuscola stazione quasi sempre deserta
ad aspettare che qualche convoglio
o qualche raro viaggiatore
interrompa il silenzio che avvolge
i campi e il paesaggio tutto intorno.
Non ha più nessuno al mondo:
figli non ne sono venuti, sua moglie
è morta già da molti anni (se ne è andata,
così, di colpo, una domenica, in chiesa:
si sentì male mentre il prete
tuonava contro gli empi che,
disertando la messa,
rifiutano i sacramenti).
Lui e sua moglie no.
Ogni giorno, alla stessa ora,
occupavano il loro posto fra gli scranni
della navata centrale, sempre quello.
Recitavano il rosario, seguivano
scrupolosamente la funzione,
pregavano per i defunti. Poi,
rinfrancati, si avviavano verso casa.
Ora prega sempre meno.
Sua moglie, da lassù, certo disapproverà.
Lui non può farci nulla.
Ora, quando non guarda i treni passare,
accudisce i cani dei vicini.


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